Il futuro riflesso in occhi sgranati.
La morte di Terence Conran, il 12 settembre, mi ha fatto pensare alla sua influenza sulla cultura britannica.
Se non c'eri quando è accaduto, può essere difficile immaginare quanto fossero rivoluzionarie certe cose quando sono accadute. All'inizio degli anni '60, l'interno della casa britannica media era cupo: carta da parati decorata, mobili robusti in legno scuro, divani e poltrone con tessuto damascato, tappeti e tende scure la cui funzionalità era psicologicamente ancora legata ai black-out imposti dal blitz. Ornamenti, vasi, piatti e posate erano sovente di stile vittoriano o edoardiano. Elementi di design, creati per i vasti spazi delle dimore signorili, erano stipati nelle stanze anguste di milioni di piccole case. L'immagine sotto, scattata nel 1972, è un esempio del tipico interno britannico degli anni '50, '60 e '70.
Foto: Neil Kenlock, ‘Untitled [Young woman seated on the floor at home in front of her television set]', C- type print, London, 1972: © Neil Kenlock / Victoria and Albert, London.
Ora, se quanto sopra ti ha illustrato o ricordato lo stile prevalente, ti è più facile comprendere il salto che c’è stato verso ciò che è venuto dopo. Oggi, l'interno della casa del britannico medio ha un aspetto modernista che potrebbe essere descritto come Ikea-cool, perché l'azienda svedese ha avuto enorme successo nel rendere questo stile accessibile alle masse. La rottura, dal passato accozzaglia al presente minimalista, fu introdotta da Terence Conran e iniziò l'11 maggio 1964, quando aprì il primo negozio Habitat, in Fulham Road a Londra. Il design di Habitat, come tanti successi popolari, non era particolarmente originale. Ha copiato pesantemente il modernismo Bauhaus e le tendenze del design contemporaneo, incluso il design danese che era influente all'epoca ma, ed è importante capirlo, la maggior parte delle persone non era a conoscenza di queste influenze e se lo erano pensavano che ‘quella roba non è per me’. Il modernismo e il design erano considerati pretenziosi e sciocchi. Jacques Tati prende in giro deliziosamente il modernismo nel suo film Mon Oncle (1958) e cattura in modo divertente il sentimento dominante (piccolo borghese) nei confronti del design moderno. Oggi il design è mainstream, nei primi anni '60 non lo era, e Terence Conran merita di essere riconosciuto come paladino di questo cambiamento. Credo che il suo più grande contributo al design in Gran Bretagna sia stato quello di rendere l'argomento interessante per, e accessibile a, un pubblico di massa.
I miei primi ricordi della casa in cui sono cresciuto riguardano gli interni rigorosamente anni '50 con qualche ‘pezzo’ degli anni '20 e '30. Ricordo solo vagamente i cambiamenti nel corso degli anni che hanno modificato il look, ma ricordo il misto di stili vecchi e nuovi che mostrava nei primi anni '80 quando l'ho lasciata. Ricordo anche, e molto vividamente, di aver visitato i negozi Habitat con mia madre e di quanto fosse emozionante. Gli oggetti esposti erano così eleganti ed essenziali rispetto a quelli con cui vivevo ogni giorno che sembravano alieni. Erano artefatti di una civiltà molto diversa di quella nella quale vivevo ed era una civiltà che mi affascinava, di cui volevo far parte. Non lo sapevo in quel momento, ma erano un'autentica visione del futuro. Conran ci ha fatto desiderare quel futuro, lo ha reso diverso e bello ma senza che fosse inavvicinabile. Ha creato la bellezza domestica egualitaria. Ho sentito che diceva di prezzare i suoi prodotti in modo che fossero accessibili a "qualcuno con lo stipendio di un insegnante".
Negli anni '60 e '70 Terence Conran ha cavalcato un'onda gigantesca. Una generazione di giovani, relativamente benestanti, era alla disperata ricerca di cambiamento. L'austerità del dopoguerra in Gran Bretagna aveva strangolato ogni investimento e di conseguenza soffocato diversi tipi di progresso. Quindi sì, gli anni Sessanta sarebbero stati un periodo di cambiamento indipendentemente dal contributo di Conran e il design avrebbe probabilmente comunque assunto rilevanza popolare. Ciò che distingueva Habitat era che non vendeva solo mobili e decorazioni per la casa, in realtà vendeva una visione di una vita diversa. Conrad era un marketer e un costruttore di brand (ha fatto un buon lavoro con il brand Terence Conran quanto con Habitat). Era un influencer dello stile di vita prima ancora che esistessero, con l'occhio di una gazza e gusto cosmopolita.
Non tutte le sue mosse imprenditoriali ebbero successo e, nel 1990, Conran fu costretto a dimettersi da presidente della società nata dal successo di Habitat e che nel tempo aveva acquisito molti altri iconici brand britannici. Una testimonianza della sua sensibilità e visione è che una volta che i manager hanno preso il controllo dei suoi negozi Habitat, questi hanno perso fascino. Il populismo del design funziona solo quando non è accondiscendente. Naturalmente, molti di coloro che sono stati iniziati al design da Habitat sono passati alla ‘roba vera’: manifestazioni originali di grande design con un prezzo adeguato. Ma la visione di "cool-design-for-all” era valido e quando Ikea ha radicalizzato la praticità "fai-da-te" dei mobili flat-pack prodotti in serie questo è diventato onnipresente. Nel 1991, IKEA ha acquistato il marchio Habitat.
Ho letto che Ingvar Kamprad una volta disse a Conrad: "Quando imparerai a prenderti cura di ciò che hai già?" Penso che forse la risposta sia che non poteva, era un uomo troppo creativo e non abbastanza un uomo d'affari. Pare che, da bambino, abbia inseguito le farfalle, alimentando precocemente la sua passione per il collezionismo di cose belle. Mi piace pensare che abbia inseguito e catturato farfalle per tutta la vita. Probabilmente non è la caratteristica ideale di un uomo d'affari di successo, ma penso che abbia reso la sua vita interessante e gratificante. È certamente ciò che gli ha permesso di avere un impatto così importante su di me nei miei anni formativi, quando ha condiviso con una nazione grigia e beige la sua collezione così colorata.