Ciò che misuri influenza ciò che fai.
L'impatto complessivo di un'azienda deve essere adeguatamente misurato affinché un’impresa possa essere adeguatamente valutata.
La settimana scorsa, (27-29 novembre 2018) il 6° Forum mondiale dell'OCSE sulla conoscenza e la politica delle statistiche si è svolto a Incheon. Il forum aveva quattro temi: Esplorare e misurare il benessere futuro, La digitalizzazione e il benessere, La governance in un mondo complesso, Le imprese e il benessere. La descrizione di quest'ultimo inizia così: “Raggiungere un benessere sostenibile e inclusivo nei prossimi anni significherà sfruttare l'importante ruolo degli attori non statali, e in particolare del settore privato, nel raggiungimento di buoni risultati per individui, comunità e società”.
Una delle relazioni presentate era, "Oltre il PIL: misurare ciò che conta per le prestazioni economiche e sociali” di Stiglitz, Fitoussi e Durand. Nell'introduzione dell'executive summary vi è il seguente passaggio: “Questa relazione rende esplicite le ipotesi spesso implicite nascoste nelle pratiche statistiche e le loro conseguenze reali. Il suo messaggio centrale è che ciò che misuriamo influenza ciò che facciamo. Se misuriamo la cosa sbagliata, faremo la cosa sbagliata. Se non misuriamo qualcosa, esso viene trascurato, come se il problema non esistesse."
La 12° raccomandazione della stessa relazione recita come segue: “Per fornire “politiche migliori per vite migliori” le metriche del benessere dovrebbero essere utilizzate per informare e trasmettere le decisioni in tutte le fasi del processo politico, dall'identificazione delle priorità per l'azione e dall'allineamento degli obiettivi del programma alle indagini dei benefici e i costi delle diverse opzioni politiche; dal fare budgeting al finanziamento.”
Se quanto sopra è un'indicazione delle tendenze future, dobbiamo aspettarci cambiamenti significativi riguardo a ciò che misuriamo e valutiamo come società. Credo che questo sia particolarmente eccitante e preoccupante per il settore healthcare. Il settore è molto ben posizionato per fornire la parte di ”vita migliore", ma non è famoso per essere agile e veloce a cambiare.
Consideriamo l'idea che le aziende siano entità superintelligenti non umane. Sono capaci di pensare, di fare un ragionamento strategico e di agire. Possiedono il libero arbitrio e orientano il proprio comportamento per raggiungere obiettivi autodeterminati. Si evolvono e sono, potenzialmente, immortali. Infine, molte sono assai potenti con interessi e influenze transnazionali.
Le aziende non possiedono etica o empatia. Perseguono il proprio profitto e la propria sopravvivenza. Sono state persino descritte come intrinsecamente “sociopatiche".
Gli umani che fanno parte delle corporazioni possiedono etica ed empatia ma, come tutti gli aspetti umani, non sono valori assoluti e costanti - né da individuo a individuo né nel tempo riguardo lo stesso individuo. La storia ha dimostrato, inconfutabilmente, che gli esseri umani sono incoerentemente efficaci nel seguire l'etica in un contesto aziendale.
La responsabilità sociale delle imprese (Corporate Social Responsibility: CSR) incoraggia le aziende a essere più consapevoli e responsabili sull'impatto complessivo delle loro attività sul resto della società. La CSR è un concetto molto ampio che tocca aspetti diversi come la salute e la sicurezza, l'impatto ambientale, il governo societario, i diritti umani e l'uguaglianza, le condizioni di lavoro e il benessere economico delle comunità interessate.
CSR non è nuovo. Nel 1700 aC, il re Hammurabi di Babilonia introdusse un codice in cui costruttori, albergatori e agricoltori sarebbero stati condannati a morte se la loro negligenza o incompetenza avesse causato la morte o gravi disagi ai cittadini. La frase Corporate Social Responsibility apparve per la prima volta nel 1953, nel libro di Howard Bowen "The Social Responsibility of the Businessman". La CSR moderna è apparsa negli anni '90, come conseguenza di nuove forme di coinvolgimento degli stakeholder e di regolamentazione sociale, e in risposta alle crescenti richieste di reporting sull'impatto aziendale. La prima azienda che ha esaminato pubblicamente la propria responsabilità sociale aziendale è stata la Royal Dutch Shell - trent'anni fa (nel 1998 Shell ha iniziato a riferire volontariamente sulle proprie prestazioni ambientali).
Ci sono sempre state aziende che hanno agito con una coscienza sociale, un tempo Olivetti era un buon esempio, ma queste corporazioni hanno sempre fatto affidamento sulle convinzioni e sulla bussola etica dei proprietari-manager (come Adriano Olivetti) che avevano l'autorità e la fibra morale per autoregolare le prestazioni economiche e sociali dei marchi che gestivano. La CSR, nelle sue forme più evolute, è un tentativo di codificare nelle regole e nelle operazioni di una società la consapevolezza e il rispetto della sostenibilità sociale. Ma il modo in cui la CSR è compresa e implementata varia enormemente. Ogni azienda ha il proprio approccio. Paesi e culture differenti hanno aspettative e parametri diversi.
In questo contesto, la comunità di B Corp è interessante e promettente. La certificazione B Corp è una certificazione aziendale che misura le prestazioni sociali e ambientali di un'azienda, valutando l'impatto complessivo (tra cui catena di fornitura, materiali di input, donazioni e benefici per i dipendenti) su lavoratori, comunità, ambiente e clienti. Le aziende B Corps sono aziende che "sono legalmente obbligate a considerare l'impatto delle proprie decisioni sui propri dipendenti, clienti, comunità e ambiente. Le aziende certificate B Corps hanno soddisfatto i più elevati standard di misurazione di prestazioni e trasparenza.”
Al momento, ci sono 2.665 aziende certificate B Corps in tutto il mondo, un numero sufficiente per rappresentare un benchmark credibile delle attuali pratiche di CSR. Come ha detto Rob Michalak di Ben & Jerry's (Unilever), "Il B Impact Assessment ha rappresentato una nuova svolta: ci ha aiutato a capire dove siamo rispetto alle altre società”.
Un'organizzazione come B Corps è ben posizionata per parlare con i governi e le istituzioni che cercano di andare "Oltre il PIL" e presumibilmente i B Corps certificati saranno in anticipo sulla tendenza. È sempre più importante che le aziende misurino il loro impatto sociale e valutino le loro prestazioni rispetto ai loro pari. Nel prossimo futuro, molti temi nell'ambito della CSR diventeranno sempre più importanti come fattori per le scelte dei clienti e occuperanno un ruolo molto più rilevante nella comunicazione dei brand e anche nella capacità delle industrie di fare pressione con successo per le questioni che li interessano.
L’equilibrio sostenibile tra profitti aziendali e benefici sociali è anche nell'interesse degli azionisti. Per esempio, l'eccessiva attenzione al profitto degli azionisti, da parte di Volkswagen è stato indubbiamente un fattore importante nella produzione del loro sistema fraudolento di misurazione delle emissioni di gasolio. Una CSR più forte avrebbe, potenzialmente, potuto evitare le decisioni che hanno portato a dieselgate e all'impatto molto negativo che questo ha avuto sul profitto degli azionisti.
Dei 2.665 B Corps attualmente certificate, solo 11 appartengono alla categoria dell'industria farmaceutica e nessuna di queste è una delle 100 più grandi (in termini di valore di vendite) aziende farmaceutiche globali.
La stessa settimana del 6° Forum mondiale dell'OCSE, He Jiankui della Southern University of Science and Technology della Cina a Shenzhen, ha annunciato che una donna ha dato alla luce due bambine geneticamente modificate. Jiankui ha affermato che la tecnica di editing genico CRISPR è stata utilizzata per provare a disabilitare il gene CCR5, la proteina a cui si lega il virus HIV quando entra e infetta le cellule. Julian Savulescu dell'Università di Oxford ha commentato la notizia: “Se fosse vero, questo esperimento esporrebbe bambini sani ai rischi ignoti della modifica genetica senza alcun reale beneficio. Esistono molti modi efficaci per prevenire l'HIV negli individui sani.”
Questa coincidenza temporale evidenzia le sfide che l'industria farmaceutica deve affrontare. Mentre la comunità scientifica è alle prese con le questioni morali poste dai progressi tecnologici, l'industria farmaceutica deve esaminare il valore potenziale che questi progressi tecnologici possono generare. Se l'esame viene effettuato esclusivamente sulla base di costi/ricavi aziendali, le decisioni saranno molto diverse da quelle che considerano correttamente anche il costo/beneficio sociale. Tanto prima le aziende healthcare ragioneranno in questi termini, quanto la loro posizione risulterà essere migliore quando (e non se) i governi cominceranno ad adottare un'analisi più olistica del costo/beneficio sociale delle attività e delle politiche.