L’arte di essere il numero uno.
Un ristorante in un capanno di un giardino rivela quanto vale veramente l'opinione inattendibile della massa.
La descrizione di Oobah Butler su Linkedin dice: “Sono uno scrittore freelance di articoli e racconti brevi…vivo in un capanno in un giardino a sud di Londra”.
La residenza di Oobah è diventata famosa recentemente come “The Shed at Dulwich” un ristorante pretenzioso-esclusivo-trendy che, nel novembre 2017, era il N°1 su 18.092 ristoranti Londinesi recensiti su TripAdvisor. Successivamente un articolo rivelatorio e divertente di Butler è apparso su VICE dot com svelando che il ristorante non esisteva, era tutto un inganno.
“The Shed At Dulwich” è in parte performance art e in parte giornalismo investigativo. E’ una grande storia che commenta con sarcasmo la sindrome di "fake news" che inevitabilmente affligge i social media (e non solo). Perché, mentre il Sig. Butler è evidentemente un abile utilizzatore-creatore dei media con un entourage creativo, (la loro preparazione meticolosa della “Stangata” avrebbe fatto felice Henry Gondorff) la scintilla che gli ha dato l’idea proveniva da una sua precedente esperienza professionale - scriveva recensioni finte su TripAdvisor per £10 l’una.
Questo è il vero problema: il fatto che ogni sistema che esiste grazie a contenuti non-verificati generati dal pubblico, è vulnerabile dall’essere corrotto e sfruttato per fini personali. Una fonte non verificata può dire quello che vuole, verità o menzogna. Il contesto non rende la notizia vera. TripAdvisor ha affermato, in una dichiarazione fatta al giornale The Telegraph in merito alla bravata di Butler, che: “l’azienda utilizza tecnologie all’avanguardia per combattere truffatori che tentano d'influenzare il punteggio dei ristoranti e che la differenza tra recensioni reali e fasulle tende a mostrare quali punteggi sono veritieri”.
Il salto da recensioni fasulle per ristoranti veri a recensioni fasulle per un ristorante fasullo è stato audace ma breve e nel fare quel salto Oobah Butler ha mostrato chiaramente che nella battaglia tra la tecnologia all’avanguardia e l’arte dei truffatori i secondi, purtroppo, sono i veri numeri uno.